Puntuale come un orologio svizzero arrivano i sequestri da parte della magistratura nell’ambito dell’operazione definita “Araba Fenice bis”, anche per la Centrale Enel “Federico II” di Cerano, per lo stabilimento Cementir di Taranto e per alcuni compendi aziendali dell’Ilva.
Ancora una volta, nonostante le denunce portate avanti nel corso degli anni sia dalle associazioni ambientaliste e dai liberi cittadini che dal Movimento 5 Stelle nelle istituzioni, si è dovuto attendere l’intervento della magistratura che conferma il rischio di un possibile ricorso a gravi pratiche illecite nella gestione dei rifiuti da parte di queste aziende.
Secondo gli inquirenti infatti alcune delle sostanze vendute da Ilva (loppa di altoforno) e Enel (ceneri) alla Cementir per produrre cemento, erano contaminate da rifiuti che le due aziende avrebbero bruciato e/o mescolato alle sostanze con l’obiettivo di risparmiarsi i costi derivanti da un corretto smaltimento così come previsto dalla legge.
I capi di accusa sono gravissimi: si parla di traffico illecito di rifiuti e gestione dei rifiuti non autorizzata.
Se le ipotesi di reato fossero confermate saremmo di fronte all’ennesimo progetto criminale e disumano (non ci sarebbero altri termini per definirlo adeguatamente), ideato da persone senza scrupoli che, con il beneplacito della malapolitica che ci governa da 30 anni, in nome del profitto hanno ucciso un intero territorio e messo quotidianamente in pericolo di vita centinaia di migliaia di persone. Sarebbe necessario spiegare ai cittadini che ad aziende come Enel, Ilva o Cementir non bastava fatturare fiumi di denaro con attività che già nel corso del loro normale ciclo produttivo, inquinano e danneggiano il territorio; per queste aziende diventava in qualche modo necessario anche eludere le normative sullo smaltimento dei rifiuti anche se questo poteva significare mettere in pericolo di vita altri esseri umani.
Noi del Movimento 5 Stelle andremo fino in fondo alla questione e interverremo a tutti i livelli istituzionali per avere delle risposte.
Vogliamo a questo punto comprendere quale utilizzo sia stato fatto di questo cemento “contaminato” e se le costruzioni realizzate con lo stesso possono ritenersi sicure.
Vogliamo comprendere chi avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto.
Vogliamo comprendere come è possibile che soggetti in grado di ideare simili operazioni vengano posti a capo di colossi del genere.
Auspichiamo solo che tutta questa vicenda possa servire ad evidenziare ancora una volta la necessità di programmare immediatamente la chiusura, la dismissione e la bonifica di questi mostri, chiediamo dunque al Presidente della Commissione Ambiente della Regione Puglia, di farsi promotore di un tavolo di concertazione che coinvolga le società, la Regione e il Ministero competente, affinché si possa, una volta per tutte, pianificare insieme un programma di riconversione che tuteli gli attuali livelli occupazionali; un programma teso ad abbandonare definitivamente le fonti fossili per promuovere una politica energetica basata sulle rinnovabili.
(Fonte foto: GdF comando provinciale Taranto)