Fanghi di depurazione. Casili: La Regione non scarichi sul Governo la sua mancanza di programmazione
“Il perenne ritardo della Regione Puglia sulla depurazione e la chiusura del ciclo dei rifiuti ha aperto una nuova piaga: quella dei fanghi di depurazione. Ritardi che, ancora una volta, provocano conseguenze che impattano sulle tasche dei cittadini pugliesi. La Regione adesso cerca di scaricare le proprie responsabilità sulla mancanza della normativa nazionale per nascondere quanto sia indietro rispetto alle altre regioni rispetto all’adeguamento dell’impiantistica per la depurazione”. Lo denuncia il capogruppo del M5S Puglia Cristian Casili.
Nel 2017 AqP ha smaltito in Puglia solo una parte delle 246.000 tonnellate di fanghi da depurazione prodotti, mentre negli ultimi cinque anni c’è stato un aumento della spesa, passata da 7 a 31 milioni di euro, con un ulteriore aggravio di 3,6 milioni di euro previsto per il prossimo anno.
“C’è sicuramente stato un cortocircuito – incalza il pentastellato – se pensiamo che nel 2012 sono state smaltite fuori regione 3.659 tonnellate di fanghi, nel 2017 sono state smaltite ben 124.195 e il prossimo anno è previsto un incremento fino a 157mila tonnellate. Se fossimo virtuosi potremmo recuperare fanghi di ottima qualità, da riutilizzare in loco come compostaggio e fertilizzante agricolo a meno di 50 euro a tonnellata, piuttosto che farli compostare fuori regione a 150 euro a tonnellata. Questo ovviamente tenendo conto della recente decisione del Tar della Lombardia, che fissa dei limiti alla concentrazione di idrocarburi pesanti, incompatibili con l’attuale lavorazione. Posto che il Governo sarà impegnato a emanare il decreto che farà chiarezza sulla normativa vigente, è necessario che la Regione acceleri per la costruzione di nuovi impianti e chiuda il ciclo delle acque reflue, come chiedo da tempo in Consiglio regionale. Purtroppo – continua Casili – la mancanza di programmazione della giunta Emiliano è ormai cronica e continuiamo ad avere progetti fermi e aumento dei costi. Bisogna investire sull’impiantistica, anche perché entro il 2025 lo smaltimento dei fanghi dovrà avvenire nella regione di produzione. In Puglia siamo ancora all’anno zero, basti pensare che non ci sono impianti di essiccazione. Una situazione che finisce per avvantaggiare solo i privati che fanno grandi affari con i fanghi provenienti dalla Puglia”.