Autonomia regionale. Conca: Ridicola marcia indietro di Emiliano. Il tema va affrontato in modo serio, non per fini elettorali

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“Sull’autonomia regionale va aperto un dibattito serio coinvolgendo le Regioni e affrontando tutti i nodi ancora irrisolti dopo la riforma del titolo V della Costituzione del 2001. Emiliano dopo aver cavalcato l’onda, ha fatto marcia indietro per non perdere ulteriori pezzi della sua maggioranza, ma il tema va affrontato in modo serio e non per fini elettorali”. Lo dichiara il consigliere del M5S Mario Conca.

 

La riforma del titolo V della Costituzionecontinua il pentastellato pur avendo dato interessanti spunti di riflessione a livello nazionale e locale nel primo quinquennio di entrata in vigore, è fallita per la sostanziale mancata applicazione dell’art.119 in termini di “autonomia finanziaria di entrata e di spesa”, di gestione autonoma di tributi ed entrate proprie e di reale “compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio”. Tutte cose che avrebbero dovuto “finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.” Quindi, mentre sul tema della legislazione concorrente la questione è stata più o meno risolta da un decennio di sentenze della Corte Costituzionale che ne hanno definito il quadro normativo, dal lato della gestione economica si è avuta la sostanziale deresponsabilizzazione delle classi politiche locali in quanto potevano disporre di autonomia di spesa ma dipendevano dal lato entrate dai riparti di Fondi Nazionali. Una situazione che ha portato a spendere “allegramente” in un primo momento, con un ampio  ricorso all’indebitamento, perchè tanto ripianava lo Stato centrale. Giunti poi all’epoca di Monti, che introdusse il pareggio di bilancio e la sua armonizzazione e con l’esplosione delle varie “rimborsopoli”, si è di fatto dissolta la capacità programmatoria ed amministrativa di Regioni ed enti locali rinchiusi in una cura dimagrante esagerata, schizofrenica per molti versi e totalmente vincolata agli “equilibri di bilancio” nazionali imposti da Bruxelles. Per questo il regionalismo differenziato deve avere alla base un cambio radicale di sistema che colmi il gap infrastrutturale tra Nord e Sud e riveda i criteri per una diversa ed equa ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, del Fondo Nazionale per il Trasporto e del Fondo per la non Autosufficienza. Farla senza una riflessione adeguata – conclude Conca – porterà solo ulteriore caos e irresponsabilità nel sistema”.