Xylella. Casili: Serve  una programmazione degli interventi per rilanciare l’olivicoltura nei territori colpiti dal disseccamento

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“Il Governo nazionale sta facendo la sua parte con importanti risorse messe a disposizione per il rilancio del comparto olivicolo. Ad oggi, però, in Puglia a causa dei ritardi della Regione, manca una chiara programmazione che definisca  quali sono gli interventi da attuare nel breve e lungo periodo sui nostri territori devastati dal disseccamento”. Lo dichiara il consigliere del M5S Cristian Casili, ribadendo la necessità di un piano che individui regole e criteri per la ricostruzione sociale ed economica  dell’olivicoltura pugliese.

 

“Quello che è mancato fino ad oggi nel dibattito politico – continua il pentastellato – è come pianificare queste azioni. Non esiste ancora un un piano che ci consenta di classificare e tipizzare il nostro territorio per indirizzare gli interventi. Come possiamo procedere se non si prendono in considerazione i fattori strutturali e limitanti come per esempio l’acqua e la qualità dei nostri suoli?  Come intervenire nelle aree macchiose con roccia affiorante dove l’unica copertura arborea era rappresentata dall’ulivo? Sono alcune delle domande che non devono tardare a ricevere delle risposte. Lasciar fare al caso e, ancor peggio, a indennizzi a pioggia come è avvenuto in passato, non avrà alcuna utilità. Paradossalmente se avessimo a disposizione risorse per 1 miliardo di euro non sapremmo come utilizzarle. In sostanza dobbiamo da una parte calibrare le risorse per ricostruire il valore produttivo ed economico dell’ulivo e dall’altra rigenerare il valore paesaggistico con interventi organici che vanno al di là del solo reimpianto dell’ulivo”.

 

“Persiste molta confusione sul tema epocale della xylella – incalza Casili – che ha di fatto mutato in soli 6 anni la fotografia di un Salento oggi purtroppo rappresentato  dall’immagine di un “paesaggio di rovine” privo di tratti distintivi e identitari. In provincia di Lecce praticamente non esiste più agricoltura, con conseguenze sociali ed economiche drammatiche. La maggior parte dei frantoi sono in una fase di dismissione degli impianti e molti imprenditori decidono di vendere le macchine di trasformazione pur di onorare i debiti con le banche. A ciò si aggiunge il monte delle giornate lavorative andate in fumo che prima vedevano interessati circa 20 mila braccianti nella sola provincia di Lecce che oggi si trovano senza reddito con importanti ripercussioni sociali. Occorre poi considerare tutto l’indotto che si muoveva intorno a questo settore e che non trova più alcun sbocco commerciale. Il quadro sociale ed economico è ulteriormente aggravato da norme farraginose e da  una asfissiante burocrazia che di fatto ha bloccato un comparto strategico come il vivaismo e congelato la possibilità per molte aziende agricole di ripartire. Una situazione che in zona infetta ci relega in un immobilismo che di fatto si ripercuote anche paesaggisticamente, con il rischio di perdere la reputazione e l’attrattività di un territorio che prima costituivano un valore aggiunto per il nostro turismo.Ricordo che la nostra Regione , e soprattutto la nostra provincia, è quella con l’indice boschivo più basso rispetto a tutte le altre Regioni. Bisogna partire urgentemente – conclude – con una visione integrata  per riabilitare l’economia legata a un settore produttivo strategico come l’olivicoltura e migliorare la qualità paesaggistica dei luoghi devastati dal disseccamento degli ulivi”.